Il Club delle promesse
Uscita in Italia:
Venerdì 19 novembre 2004
Durata:
1h 33'
Distribuzione:
01 Distribution
Un esclusiva per l'Italia:
Rai Cinema
Addetto Stampa:
Saverio Ferragina
Sono amici sin dall’infanzia e hanno giurato di aiutarsi sempre. Kathy (Giovanna Mezzogiorno), Tara (Nathalie Corré) e Yann (Pierre Palmade) hanno lasciato insieme la loro isola bretone per andare a vivere a Parigi. Mentre Yann è felice con Alfredo (Michel Scotto di Carlo), il suo compagno, le due ragazza hanno delle vite sentimentali alquanto disastrose.
Tara tanto vivace quanto insicura, si fa schiavizzare da Thomas (Françoise Morel), un professorino egocentrico e meschino. Compensa le sue frustrazioni amorose e professionali con una bulimia devastatrice.
Riservata, Kathy vive sola e fa in modo che nessun uomo le si avvicini, neanche Romain (Arnaud Giovaninetti), uno dei suoi colleghi attratto dal suo umorismo e dalla sua bellezza.
La scoperta della malattia di Yann rimetterà tutto in discussione.
Convinto del fatto che gli sia rimasto poco da vivere, Yann obbliga le due amiche a rimettere le mani nelle loro vite. Con un ricatto vero e proprio all’insegna dell’amicizia, gli dà un ultimatum: Tara deve mollare quel cretino di Thomas e Kathy deve lasciarsi andare ad amare un uomo. Se dovessero fallire, Yann ne morirebbe, giusto per rovinar loro la vita…
Inizialmente furiose per questa tirannia, le due ragazze poco a poco si fanno prendere dal gioco che trasformerà le loro esistenze. Quando il piano di Yann sembra funzionare, le cose si complicano. Ognuno ha i suoi segreti, e sarà difficile non rivelarli…
Cast Artistico
- Yann: PIERRE PALMADE
- Kathy: GIOVANNA MEZZOGIORNO
- Tara: NATHALIE CORRÉ
- Léo Melville: FRANCK DUBOSC
- Jeanne-Marie: MARTHE VILLALONGA
- Thomas: FRANÇOIS MOREL
- Romain: ARNAUD GIOVANINETTI
- Alfredo: MICHEL SCOTTO DI CARLO
Cast Tecnico
- Regia: MARIE-ANNE CHAZEL
- Sceneggiatori: MARIE-ANNE CHAZEL
- BENJAMIN LEGRAND
- Tratto dal romanzo di Marian Keyes
- “Le Club de la dernièer chance”(ed. Belfond)
- Direttore della fotografia: PASCAL CAUBERE
- Montaggio: CATHERINE KELBER
- Costumista: MARINE ORFINO
- Capo costumisti: CHARLOTTE DAVID
- NATHALIE DU ROSCOAT
- Montatore suono: JEAN GARGONNE
- Musica: PASCAL ANDREACCIO
- Direttrice di produzione: MARIE-ANNE LEVEBRE
KATHY secondo Giovanna Mezzogiorno
“Kathy è una giovane donna misteriosa di cui non si sa nulla, per lo meno all’inizio. A livello umano, si definisce unicamente per la sua amicizia con Yann e Tara. Sembra rifiutare qualunque altro contatto. Tutti la trovano bella. È per proteggersi o per nascondere qualche altra cosa che è così dura? Si percepisce in lei una sorta di disagio. Nasconde le sue paure dietro una corazza. È un aspetto che mi ha colpito molto perché anch’io sono stata così.
Mi sono subito piaciute le tematiche affrontate dal film. Mi piace questa mescolanza di gioia, tristezza, questi momenti difficili della vita che fanno parte dell’essere vivi. Per certi aspetti, trovo che il film di Marie-Anne assomigli un poco alle commedie italiane, umane, generose. Il personaggio di Kathy era per me ancora più interessante perché mi dava l’opportunità di interpretare un ruolo così importante in una commedia, e in più in Francia, cosa si può volere di più!
Essendo italiana, mi ritrovo nel tono e nel soggetto del film. Che si tratti di humour o emozioni, la storia di questi amici d’infanzia è universale. Da noi, in Italia, i giovani lasciano la casa paterna un po’ più tardi, ma tranne che per qualche anno di differenza, viviamo la stessa esperienza.
Per me, questo film era per forza di cose un’esperienza a parte. Recito in un paese straniero e in una lingua che non è la mia. Mi sentivo molto spaesata, in un mondo che scoprivo poco a poco ed in cui mi sentivo a mio agio. Dato che anche lei è un attrice, Marie-Anne si è presa veramente cura degli attori, ed in particolare di me. Sebbene fosse il suo primo film e avesse mille cose da gestire, è sempre stata presente, disponibile, attenta.
Mi sono trovata molto bene con i miei partner. Pierre Palmade e Nathalie Corré sono stati fantastici. Li ammiro entrambi. Nathalie è brillante, piena di energia. Ci ha portato il buon umore e recitare con lei è sempre stato facile. Ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine per Pierre. È una attore geniale, un uomo geniale. È sempre stato generoso con me, molto vicino, anche fuori dal set. E questa amicizia ci è stata molto utile per le nostre scene insieme. Fare una commedia divertendosi, è veramente fantastico!”
Cosa le ha fatto venir voglia di fare questo film?
Stavo cercando un soggetto. Un¹amica mi ha prestato un libro, "Le Club de la Dernière Chance", di Marian Keyes. Mi è piaciuto il soggetto del libro ed anche il suo tono. La storia di questi tre amici d'infanzia che partono per tentar fortuna e giurano di restare uniti qualunque cosa accada mi comunicava qualcosa. Ma non era solo questo, il libro rievocava anche il passare del tempo, la paura di non aver fatto in tempo tutto quello che si sarebbe dovuto, e soprattutto cosa accade quando un avvenimento grave sconvolge tutto. Mi toccava l'umanità'del racconto, il suo ottimismo realista, il suo potenziale di commedia. Trovo che l'espressione "commedia molto leggermente drammatica" definisca bene il concetto. Mi sono piaciuti anche i personaggi femminili, di una lealtà estrema. Ciò che veniva detto sui rapporti amorosi mi interessava moltissimo.
Avrebbe potuto accontentarsi di scrivere la sceneggiatura, o forse anche interpretare il film. Cosa l'ha spinta a passare alla regia?
Avevo voglia di raccontare una storia a modo mio e finalmente mi sentivo pronta. Mi ci sarà voluto del tempo, ma non sono il tipo di persona che forza le cose. Non sono arrivata alla regia per principio o perché molti dei miei amici lo avevano fatto, ma per esprimere una sensibilità in modo diverso dalla semplice interpretazione d'attore.
Tutto quello che ho fatto a teatro, al cinema e in televisione mi ha arricchito. Ma la regia è molto più coinvolgente della mera recitazione o scrittura. Bisogna dedicarsi interamente al progetto, immaginare delle immagini, dirigere gli attori, trovare delle soluzioni permanenti. Anche l¹aspetto relazionale è molto più importante: bisogna motivare la troupe, rispondere a tutte le domande. Faccio questo mestiere da molto tempo e ho potuto osservare diversi esempi, questo mi ha fatto assumere un atteggiamento modesto nei confronti della regia! Mi sono presa tutto il tempo che mi occorreva.
È anche per questo che sin dall¹inizio, ho deciso di non recitare nel film. Non volevo disperdere le mie energie, soprattutto nel mio primo film. Non si può fare tutto. Sarei stata meno disponibile, meno attenta. C'è comunque un piccolo ammiccamento! Sono la voce della madre di Kathy al telefono, quando le dice che vuole metter su un allevamento di lama in bretagna per il resto del tempo, sono regista. Già così ero abbastanza assorbita!
Mano a mano che il progetto prendeva consistenza e richiedeva tutta me stessa, ho scoperto della altre fonti di energia. Gli attori ti danno una grande motivazione; ti regalano la loro fiducia, la loro energia. Anche la troupe mi stava vicino per aiutarmi, l'atmosfera sul set era assolutamente fantastica. Quando ho abbandonato il desiderio di voler fare un film d'attori, ho scoperto ad esempio, il piacere dell'inquadratura, quello di comporre un'immagine, di giocare con la scenografia, di aggiungervi degli elementi che gli diano un maggior significato.
Nonostante le difficoltà, i problemi di tempo, di soldi, abbiamo riso molto e raccontato una storia che ci stava a cuore. Stranamente, le paure che avevo sono andate sparendo poco a poco. Le mie fragilità non si sono manifestate là dove pensavo che sarebbe accaduto.
L'aver diretto un cortometraggio può essere considerata una sorta di prova generale?
Nel dirigere Le coeur sur la main dieci minuti con dieci attori! mi ero resa conto che dirigere gli attori in una commedia non mi creava nessun problema e che raccontare una storia mi piaceva moltissimo. Ma dovevo ancora scoprire la cosa essenziale: la necessità di resistenza, il piacere di tener duro, e l'incontro che sta alla base di ogni progetto.
Trovare i finanziamenti del film è stato facile?
Spesso si crede che siccome si è conosciuti, tutto sia facile. Non è vero. Il cinema è un ambiente professionale come gli altri e nessuno rischia milioni semplicemente perché sei un¹attrice, un'amica o una compagna. Per questo film, non avevamo nessuna major, lo abbiamo messo su come indipendenti, perché ci credevamo. Fortunatamente France 2 e Canal+ hanno puntato su questo progetto.
Tutti coloro che hanno lavorato in questo film, attori, tecnici, produttori e distributore, lo hanno fatto perché gli piaceva la storia. A mio avviso è la garanzia migliore per ottenere un film sincero.
Lei è anche la co-sceneggiatrice. Come ha adattato il romanzo di Marie Keyes?
Ho lavorato con uno scrittore, Benjamin Legrand. Siamo andati molto d'accordo. Questo libro è una sorta di enorme tracciato che copre tutta la vita dei personaggi. Bisognava, senza per questo perderne l'essenza, scegliere i momenti più significativi costruendo nel contempo i personaggi. Bisognava conoscere Yann, Kathy e Tara abbastanza da affezionarsene, capire la posta in gioco, il loro cammino personale. Hanno tutti un¹esistenza intima e una vita propria all¹interno del trio. Senza parlare di tutti coloro che li circondano e che vivono questo difficile momento con loro.
Con Benjamin, abbiamo discusso molto sul soggetto. All'inizio del progetto, recitavo ancora a teatro e Benjamin ha iniziato a fare l'adattamento. Mi ha proposto una traccia che abbiamo sviluppato insieme. Ci sono stati anche numerosi ripensamenti. Abbiamo scritto anche i dialoghi insieme. All'epoca, non avevamo alcuna idea degli attori. Ci siamo dedicati prima di tutto ai personaggi, abbiamo trasferito la storia in Francia nel romanzo, erano irlandesi e andavano a Londra. Più tardi, uno volta scelti gli attori, abbiamo fatto, come avviene spesso, qualche aggiustamento.
Il suo film riesce a far ridere anche nelle circostanze meno felici. Come siete riusciti ad ottenere questa commistione di umorismo e sentimento?
Questo equilibrio, questa commistione rappresentava per me la sfida del film. Mi ero spesso detta che con questa storia, speravo di essere capace di far ridere anche davanti ad un letto d'ospedale.
I tre personaggi principali conducono la vita di molti trentenni di oggi. Conosciamo tutti qualcuno che gli assomiglia. Ciò che li rende unici, è la loro amicizia, lo sguardo, il potere che hanno gli uni sugli altri.
Si trovano il quel momento della vita in cui si iniziano a fare i primi bilanci, dove si ritiene che la vita non sia all¹altezza di quanto ci si era aspettati. Si passa da una vita immaginata ad un'esistenza concreta, è una fonte comica unica. Più avanti con gli anni, si poserà su questo periodo uno sguardo tenero e anche rassicurato. Questa delusione passa. Fortunatamente c¹è una vita dopo quest'età!
È un ritratto generazionale fatto da qualcuno che lo ha superato e dice: "vedrete, fra un po' di tempo, tutte queste catastrofi, tutte queste traversie, vi faranno ridere. Quando si rimane uniti, se ne esce meglio."
Come ha scelto gli attori?
La prima attrice che mi è venuta in mente è stata quella per il personaggio di Kathy. Avevo notato Giovanna Mezzogiorno nel film L'ultimo bacio. È molto bella e possiede una forte presenza scenica. Nonostante la sua bellezza, può assumere un aspetto molto duro e molto freddo cosa che desideravo avesse il suo personaggio all'inizio del film. Parla perfettamente francese ed il suo accento non ha creato alcun problema. Giovanna ha saputo rendere tutti gli aspetti del suo personaggio. All'inizio, è plasticamente seducente, umanamente misteriosa, se non addirittura antipatica. Poi, grazie a lei, scopriamo Kathy sin nei meandri del suo cuore.
Subito, in fase di scrittura, ci siamo resi conto che Yann è il vero legame, l'elemento scatenante del tutto. È lui che possiede maggiore profondità, senza dubbio a causa di ciò che ha passato da giovane, della sua diversità. Arrivare a Parigi per lui rappresenta una liberazione sul piano personale e professionale. Per questo personaggio mi si presentavano diverse possibilità. Potevamo scegliere qualcuno di molto bello, la cui presenza fisica seducesse sia le donne che gli uomini. Ma poi ho capito che, considerato tutto ciò che deve passare, questo personaggio doveva essere leggero, spirituale, in gradi di risollevarsi. Di fronte alla malattia, di fronte all'esistenza, la sua visione della vita doveva essere la sua forza. Ho quindi cominciato a cercare un attore che fosse qualcosa di più di semplicemente bello. Scegliere a chi affidare un ruolo è una questione molto delicata perché determina in maniera definitiva il tipo di sentimento che proverà il pubblico nei confronti del personaggio. Pierre Palmade era la persona giusta. Fine, sensibile, divertente, segnato nell¹anima, ha subito conquistato la nostra fiducia. Ha accettato la parte in ventiquattro ore e con entusiasmo. Ha dato molto al suo personaggio, ivi compreso un maggior spessore al dialogo.
Abbiamo avuto molte difficoltà per la parte di Tara, più paffutella della maggior parte della attrici attuali. Avevo incontrato Nathalie Corré in veste di intervistatrice nel corso della promozione di "Même heure l¹année prochaine" che Christian ed io recitavamo al Théâtre du Gymnase. Era molto spontanea. Abbiamo simpatizzato, ma non pensavo che fosse un'attrice. Ora, io volevo dei veri attori. Una delle mie amiche, Arièle Séménoff, che recitava in "Le Monologues du Vagin", mi ha fatto sapere che Nathalie avrebbe fatto parte dello spettacolo. È stato un segno. Sono andata a vederla recitare senza dire nulla e ho capito di aver essermi sbagliata in precedenza. Era un¹attrice nata, con un vissuto straordinario, una presenza scenica, un senso del pubblico, una capacità di ascoltare i partner che mi hanno impressionata. Le sue performance erano straordinarie. Ciononostante non aveva mai fatto un film, era all¹oscuro di tutto. Ci siamo domandati se il trio che doveva formare con Pierre e Giovanna avrebbe retto! Poi, grazie al suo brio, alla sua generosità, alle sue doti naturali, ha dato il meglio di sé!
Per il ruolo dell'attore non protagonista, tutti mi avevano detto che nessun attore avrebbe accettato di fare un personaggio così difficile. Franck Dubosc ha avuto subito il coraggio di accettare. Quando l'ho incontrato, ho scoperto un uomo molto toccante, interessante, in una fase di riflessione sulla sua carriera. E ha detto "banco" immediatamente. Con lui, il lavoro è appassionante perché ogni giorno aggiunge un dettaglio ulteriore. Integra tutto ciò che trova nel corso delle riprese, e puoi star certo che l'ultima sarà sicuramente la migliore. Facendoci ridere, cingendo il patetico per la vita, riesce comunque a dare un'umanità, una fragilità al suo personaggio. È una gioia!
François Morel è un attore che seguo da sempre. Aveva recitato nel mio cortometraggio. È in grado di rendere un'enorme quantità di sfumature differenti. Parliamo esattamente la stessa lingua! Mi piace moltissimo il suo modo di recitare, il suo senso del dettaglio, delle sfumature. Interpreta alla perfezione l'uomo malato!
Quanto a Marthe Villalonga, è già un personaggio emblematico di per sé, conosciuta, amata. Abbiamo deciso di metterla in un contesto coerente. Quindi viene dall'Algeria. Inoltre, ci portava dei dolci mentre costruivamo lo Splendido
Come ha aiutato gli attori a prepararsi?
Abbiamo parlato molto e fatto due letture, una a giugno 2003 e l'altra alla fine di settembre, poco prima dell'inizio delle riprese. È molto emozionante perché all'improvviso, la storia prende vita. Compaiono dei personaggi, esistono. Si notano le debolezze. È una cosa che intimidisce molto ma che mi ha aiutato molto. È anche una prova per gli attori perché non sempre hanno potuto prepararsi. Devono buttarsi nella mischia, mettersi a punto, regolarsi gli uni con gli altri. È un momento di fragilità. In quanto attrice, sapevo esattamente cosa potevano provare. Nessun ruolo era ovvio. Ad un primo sguardo, si potrebbero prendere questi personaggi per delle caricature, ma la storia e gli attori li conducono in tutt'altra direzione.
Come sono andate le riprese?
Abbiamo iniziato a girare le scene d'infanzia e in riva al mare. Il primo giorno, uno dei camion degli elettricisti s'è impantanato, quello della regia ha rotto un assale e c'è stata una tempesta forza 9 proprio quando dovevo far recitare tre bambini!
La sera del primo giorno, avevo 40 di febbre e non avevo voce. Per coronare il tutto, la piccola "Tara" si è rifiutata di recitare perché un granchio l'aveva spaventata! Ha cominciato a piangere e non c'è stato più niente da fare, non voleva più separarsi dalla madre. Avevamo previsto delle scene in cui i bambini andavano in bicicletta sulle dune, ma il vento li faceva cadere non appena gli assistenti li lasciavano. Un incubo!
Abbiamo dovuto improvvisare, cambiare i nostri piani senza perdere il filo del discorso. Tutti si sono messi al lavoro, mi hanno aiutato, anche se ognuno aspettava con ansia di vedere cosa avrei fatto ero pur sempre al mio primo film! Tutta la troupe ha tenuto duro. La sera, quando mi sono ritrovata nella mia piccola camera d'albergo, ho pianto. Oggi, ne rido, è un po' quello che si racconta nel film.
Cosa ha provato quando ha girato la prima scena con il trio?
Con Pierre, Giovanna e Nathalie, abbiamo iniziato dalle scene finali, sulla barca. Non era stato girato ancora nulla, nessuno si conosceva, abbiamo cominciato dalla fine con una scena di gruppo. Inoltre, il fatto di girare in alto mare mi complicava ancora di più le cose. Ero riuscita ad avere diverse cineprese per poter cogliere tutti i momenti un po' magici, frizzanti. Avevo spiegato bene a tutti gli attori ciò che volevo da loro nel momento in cui si trovano al termine del loro percorso personale di personaggio. Bisognava che Kathy fosse dolce e tenera con l'uomo che l'amava; Tara doveva essere raggiante e non provare più vergogna del suo corpo; Yann doveva aver preso una sorta di distanza. E bisognava ritrovare l'amicizia. Lo spirito, così tipico di questa generazione, che consiste nel mandarsi delle frecciatine doveva persistere, tornando ai luoghi d'infanzia, il ciclo doveva compiersi.
Naturalmente, giornate di questo genere ti segnano. La prima scena principale del tuo primo film: la posta in gioco è umana, artistica e tecnica. Ma avevo troppo da fare per analizzare tutto insieme. Guardandoli recitare, ho avuto conferma di una sensazione che avevo provato in veste di attrice: il lavoro di un attore in una commedia è uno dei più difficili che esistano. Non bisogna aver paura di mettersi a nudo, bisogna darsi, avere un'aria da imbecille, avere un'aria da cretino. Bisogna accettare tutto senza fare distinzioni. La buona notizia, è che la gente ve ne sarà incredibilmente grata. Vedere tutti gli attori darsi in questo modo, è un'esperienza che non si dimentica.
Insomma mi sono fatta un sacco di problemi, ma, all'infuori dei primi tre giorni che sono stati un battesimo del fuoco molto violento, ho avuto la sensazione di trovarmi al mio posto e di essere in grado di trovare delle risposte anche se questo può sembrare presuntuoso. Era inebriante!
Dopo questa prima esperienza registica, cosa privilegerà: la recitazione o la messa in scena?
Mi è piaciuta moltissimo questa esperienza e spero di poterla rifare, ma è difficile dire ciò che sarà possibile. Ovviamente, mi piace recitare, cosa che, in questi ultimi tempi, ho fatto sia a teatro che in televisione e al cinema. Quanto a dire come tutto questo andrà a finire, mistero. La sola cosa che conta, è il desiderio, quello di fare e quello di condividere. So solo questo
GIOVANNA MEZZOGIORNO KathyNata a Roma il 9 novembre 1974. Figlia di Vittorio e dell'attrice Cecilia Sacchi. Ha lavorato per due anni, a Parigi, nel Workshop di Peter Brook (Le Centre International de Créations Théatrales). Nella stagione 1995-96 ha debuttato, sul palcoscenico delle Bouffes du Nord, interpretando il ruolo di Ofelia nello spettacolo Qui est là, una ricerca teatrale creata e diretta da Peter Brook tratta dall'Amleto di Shakespeare e testi di Artaud, Brecht, Craig, Mayerhold, Stanislavski e Zeami. Spettacolo portato in tournée in varie città d'Europa. Nel 1997, debutta in cinema con il film Il viaggio della sposa di e con Sergio Rubini. CINEMA TEATRO Su internet: https://www.saverioferragina.com/gmezzogiorno/home.htm |
PIERRE PALMADE YannCINEMA (interprete) 1990 ON PEUT TOUJOURS REVER di Pierre RICHARD 1994 JE T’AIME QUAND MEME di Nina COMPANEEZ 1996 OUI di Alexandre ARCADY 1998 ASTERIX ET OBELIX CONTRE CESAR (ASTERIX & OBLEIX CONTRO CESARE) di Claude Zidi 2004 IL CLUB DELLE PROMESSE di Marie –Anne CHAZEL CINEMA (Sceneggiatore) TEATRO (autore e interprete) TEATRO (autore) |
NATHALIE CORRÉ TaraDopo essere stata giornalista per la carta stampata, televisione e radio, dall’anno scorso Nathalie Corré torna al suo primo amore: la commedia. CINEMA TEATRO |
MARIE-ANNE CHAZEL Regista e co-sceneggiatriceCINEMA (interprete) 1976 LAIL OU LA CUISSE (L’ALA O LA COSCIA) di Claude ZIDI 1977 VOUS N’AUREZ PAS L’ALSACE ET LA LORRAINE di COLUCHE 1978 LES BRONZES di Patrice LECONTE LES HEROS N’ONT PAS FROID AUX OREILLES di Charles NEMES LA TORTUE SUR LE DOS di Luc BERAUD 1979 LE COUP SIROCCO di Alexandre ARCADY LES BRONZES FONT DU SKI di Patrice LECONTE 1980 FRENCH POSTCARDS (AVVENTURE A PARIGI) di William HUYCK ON N’EST PAS DES ANGES, ELLES NON PLUS di Michel LANG JE VAIS CRAQUER di François LETERRIER FAIS GAFFE A LA GAFFE di Paul BOUJENAH 1981 VIENS CHEZ MOI, J’HABITE CHEZ UNE COPINE di Patrice LECONTE L’ANNEE PROCHAINE SI TOUT VA BIEN di Jean-Loup HUBERT LES BABAS COOLS di François LETERRIER 1982 LE PERE NOEL EST UNE ORDURE di Jean-Marie POIRE 1984 TRANCHES DE VIE di François LETERRIER 1986 CROSS di Philippe SETBON LA GITANE di Philippe DE BROCA LA VIE DISSOLUE DE GERARD FLOQUE di George LAUTNER 1988 MES MEILLEURS COPAINS di Jean-marie POIRE 1992 LES VISITEURS (I VISITATORI) di Jean-marie POIRE 1993 LA VENGEANCE D’UNE BLONDE di Jeannot SZWARC GROSSE FATIGUE (IL SOSIA)di Michel BLANC 1996 LES SŒURS SOLEIL di Jeannot SZWARC 1997 LES VISITEURS II: LES COULUIRS DU TEMPS (I VISITATORI II – RITORNO AL PASSATO) di Jean-Marie POIRE CINEMA (regista) CINEMA (sceneggiatrice) TEATRO |
BENJAMIN LEGRAND Co-sceneggiatoreAssistente alla regia in passato, è l’autore di otto romanzi tra cui Lovely Rita (Série Noire), la Mécanique des Ombres (edizione Denoel, premio del fantastico a Gerardmer nel ’96), e La Face Perdue de la Lune (edizione Flammarion). È anche autore di vignette tra le quali Tueur de Cafard con Tardi e Transperceneige con Rochette. Autore di serie televisive (di cui le ultime 4 Nestor Burma, con Daniel Riche, per France 2) e di serie animate, (Oups et Houpla, Bleu l’Enfant de la terre, e Excalibur, tutte con Philippe Druillet). Ha firmato anche le sceneggiature di diversi lungometraggi tra cui: Cinq Jours en Juin (di Michel Legrand), Doggy Bag (di Frédéric Comtet) e Lovely Rita, Sainte patronne des cas désespérés, tratta dalla sua serie noir, scritto con Christian Clavier e diretto da Stéphan Clavier. “Lavorare con Marie-Anne è stata un’occasione ed un piacere enorme. Occasione e piacere di incontrare, non la fantastica attrice che è (questo è ovvio), ma l’autrice, la sceneggiatrice e per finire la regista che è diventata. È una specie di magia, iniziata durante i primi giorni di lavoro sulla sceneggiatura. |